No, i sassi non producono fiori! Quelle che vedete nella foto sono delle lithops, conosciute anche con il nomignolo di “pietre viventi”. Queste singolari piante offrono un esempio di come la natura sappia produrre creature eccezionali e talvolta bizzarre, capaci di adattarsi alle condizioni di vita più estreme. Già perché queste simpatiche succulente hanno sviluppato una loro personale strategia per adattarsi al clima inospitale delle aree desertiche dell’Africa meridionale: il fatto di assomigliare a dei sassi le aiuta non solo a centellinare l’acqua, ma anche a non essere mangiate dagli animali. Per proteggersi dal sole mantengono dimensioni ridotte (pari a pochi centimetri), hanno una forma tondeggiante e sono composte da due sole foglie carnose fatte a cono rovesciato, mentre l’apparato radicale si sviluppa molto in profondità.
La coltivazione delle lithops in realtà può avvenire senza problemi anche nelle nostre case, purché si seguano alcuni semplici ma fondamentali accorgimenti. Teniamo presente innanzitutto che prediligono i climi caldi, con un ridotto tasso di umidità, perciò vanno tenute in casa e spostate all’esterno solamente d’estate.
Hanno inoltre bisogno di tanto sole, anche diretto, poiché se ne ricevono per meno di 4-5 ore al giorno tendono a perdere la loro caratteristica screziatura e ad allungarsi per cercare la luce. Dunque vanno tenute vicino ad una finestra dove arrivi la luce di mattina o di pomeriggio, ma non troppo vicino al vetro o rischiano di ustionarsi. Assicuriamo inoltre un buon ricambio d’aria.
Un altro aspetto importante riguarda le irrigazioni. Come abbiamo visto, le Lithops vivono nel deserto, perciò non sono abituate a ricevere molta acqua e non vogliono irrigazioni frequenti. Durante il periodo vegetativo (che in genere va da settembre a dicembre), è sufficiente nebulizzare la pianta ogni 20 giorni circa con uno spruzzino, in modo che l’acqua non penetri in profondità nel terreno. Queste succulente possono restare nello stesso vaso per diversi anni, ma se è giunto il momento di cambiarlo procederemo a primavera, riempiendo il contenitore con un terriccio altamente drenante e povero di sostanze organiche (si può usare ad esempio una composta per cactacee). In estate, quando nell’ambiente di origine il caldo è più intenso, la pianta entra in una fase di riposo vegetativo e non va annaffiata; il suo ciclo vitale riprende verso l’autunno, quando la fessura tra le foglie inizia ad aprirsi, si formano due foglie nuove e spunta un bellissimo fiore (di solito bianco o giallo), che dura una settimana circa. Quando quest’ultimo sarà sfiorito, interromperemo le annaffiature per riprendere a inizio primavera.