Quando si parla di specie si intende il piu’ piccolo insieme di individui che puo’ essere inteso come gruppo con caratteristiche identiche e ben distinguibile da altri gruppi.
Uno degli elementi, anche se non discriminante, di differenziazione tra le specie e’ la capacita’ che hanno i singoli individui di una specie di incrociarsi liberamente.
All’interno delle specie esistono degli individui con caratteristiche intermedie e spesso anche variabili, ma che mantengono delle caratteristiche tipiche della specie di appartenenza, si parla allora di sottospecie, o meglio ancora di varieta’.
E’ evidente che in questa classificazione non si prendono in considerazione quegli individui che presentano delle differenziazioni, anche molto nette, dovute a motivi ambientali, o ad alterazioni sporadiche di un individuo, (ad esempio puo’ capitare che un certo fiore che sappiamo essere di un dato colore esca invece con sfumature o colorazioni diverse, ma che si presentano solo in quella occasione e non nelle generazioni successive).
Seguendo le considerazioni fatte finora appare chiaro come conseguano le successive suddivisioni tassonomiche, cosi’ considerando un insieme di specie (gruppo) con caratteristiche similari avremo il genere, un gruppo di generi similari costituisce la famiglia, e cosi’ via per ordine, classe, divisione
In linea generale quando nei testi scientifici si trovano questi suffissi: -ales e -aceae, ci si riferisce: all’ordine e alla famiglia.
Ogni specie vegetale (ma anche animale) e’ individuata con due parole latine, la prima indica il genere a cui appartiene l’individuo, la seconda indica la specie propria di quel genere, ed e’ definita come epiteto specifico. Una cosa interessante e’ che un particolare epiteo viene utilizzato soltanto una volta nell’ambito di uno stesso genere, ma puo’ ripetersi in altri generi, ad esempio troveremo il Trachelospermum jasminoides e il Solanum jasminoides, apparteneti a due famiglie e a due generi completamente diversi ma con identico epiteto specifico.
L’uso del latino risale a tempi molto antichi, gia’ nell’antica Roma era di fatto la lingua dei dotti, non stupisce quindi che i studiosi nelle varie epoche, abbiano utilizzato il latino come lingua universale per i loro trattati o i loro studi anche in campo vegetale. Quante volte e’ capitato che uno stesso nome comune sia utilizzato in diverse citta’ o addirittura in diversi paesi per piante diverse, l’utilizzo del latino quindi ha reso possibile superare ogni barriera linguistica. Un classico esempio puo’ venire dalle classiche viole, in italiano si chiamano viola le piante appartenenti al genere Viola, famiglia VIOLACEE, ma anche le violette africane, appartenenti al genere Saintpauilia, famiglia GESNERIACEE.
Quindi il nome di una pianta, o meglio di una specie e’ costituito da due parole, ossia segue un sistema binominale di nomenclatura. Questo sitema fu ideato da Carl Linnaeus, botanico svedese, che visse nel 700. Nel 1753 scrisse un trattato Species plantarum che ancora oggi e’ riconosciuto come base della nomenclatura scientifica delle piante.
Risulta essere evidente che nel corso dei secoli sono stati fatti dei cambiamenti, anche significativi, anche grazie agli studi sull’evoluzione di Darwin, eppure Linneo ebbe l’intuizione sulla classificazione delle specie tanto da essere ampiamente considerato valido tutto il suo lavoro.