La scarpa da running è fondamentale quando decidiamo che è davvero arrivato il momento di iniziare ad allenarci. Se è la prima volta, sorvolando su quella brutta esperienza con la campestre al liceo, che decidiamo di iniziare un’attività fisica e ci immaginiamo di fare “Solo un paio di corsette alla settimana prima di andare al lavoro” rischieremo facilmente nell’incorrere nell’errore di sottovalutare l’importanza di un’adeguata attrezzatura e dell’importanza della giusta scelta delle scarpe da running. Prenderemo un paio di pantaloncini e una maglietta qualsiasi, e fino a qui nessuna tragedia, e il primo paio di scarpe non troppo costose in un negozio di sport. Magari le sceglieremo per l’estetica, così potremo utilizzarle anche in altre occasioni informali, o magari ci orienteremo su un prodotto con un prezzo accattivante per poi ritrovarci a risentire di molti effetti collaterali della corsa senza riceverne benefici. La scarpa da running giusta è importante. Molto. Ed è fondamentale che risponda a due requisiti: il primo è sollecitare la risposta elastica del piede esaltando, nella maniera più totale lo sfruttamento della corsa; il secondo invece è attutire il trauma dovuto all’impatto del piede con il terreno al momento dell’appoggio.
Non tutte le scarpe da running sono uguali e non tutti i corridori lo sono quindi oltre a questi due requisiti è fondamentale che la scarpa che intendiamo acquistare sia pensata per noi. Ma pensata in che senso? Dobbiamo farci quattro domande, quanto pesiamo? Sotto i 65-70 kg possiamo tranquillamente considerarci leggeri. Quanto abbiamo intenzione di correre? Se vogliamo uscire a sgranchirci i muscoli massimo una o due volte la settimana potremmo permetterci maggiori leggerezze nella scelta, ovviamente. A che velocità vogliamo correre? Se siamo veloci dovremmo prediligere una scarpa leggera e meno ammortizzata, altrimenti meglio preferire una marca che curi di più questo secondo aspetto, magari perdendone anche in leggerezza. Infine come appoggiamo il piede quando corriamo? Questa è la domanda più complessa e vedremo di darci un’idea di come rispondere per non presentarci impreparati all’acquisto.
Migliori scarpe da running in base al tipo di appoggio
Due sono i fattori fondamentali da tenere a mente al momento dell’acquisto delle nostre scarpe da running. Il primo è quello relativo al fondo, al suolo sul quale il nostro piede si poggerà per fare i suoi allenamenti. Le scarpe da running, escludendo modelli specialistici proprio da gara olimpica, offrono una suola moderatamente tassellata. Cosa significa? Con suola tassella si intendono quelle suole pensate per affrontare al meglio quasi tutte le superfici, asfalto ed erba su tutte, ma anche sabbia e linoleum, e che invece perdono le loro “proprietà” su strade fangose, sterrati o piene di sassi. Quindi se abbiamo in mente di fare una corsa in una palude o banalmente nei campi vicino a casa e non abbiamo la sicurezza di che tipo di superficie affronteremo forse sarà meglio farci consigliare da uno specialista e cercare una scarpa con una maggiore robustezza della struttura che offrirà anche maggiore aderenza al terreno. A discapito della leggerezza della scarpa ovvio, ma garantendo la tenuta ed evitando che il corridore inesperto vada incontro a un infortunio che possa condizionarlo in futuro.
L’altro requisito fondamentale nella scelta delle migliori scarpe da running è l’appoggio plantare. Cosa significa? Capire come appoggiamo il piede è assolutamente fondamentale nella scelta della scarpa, perché dall’appoggio dipendono anche gli altri requisiti base. Come si appoggia il piede? Quando il peso del nostro corpo, dopo la fase di volo in cui quindi lo alziamo dal suolo, si scarica, si butta sul terreno a noi sottostante, l’arco plantare e la pianta del piede tendono ad avere un cedimento verso l’interno con un effetto di ammortizzazione che deriva dalla trasformazione di quest’energia di movimento, meccanica tecnicamente, in energia elastica che viene poi di nuovo trasformata e restituita, anche grazie ad altre strutture al passo successivo. Questo tipo di appoggio è detto appoggio neutro o pronazione fisiologica. Se invece la pronazione è superiore all’elasticità parliamo di un iperpronatore, e se è inferiore di un ipopronatore.
Capire come appoggi il piede
Come facciamo a scoprire che tipo di pronatore siamo? Come facciamo a sapere se appoggiamo in maniera neutra o se invece la pronazione è inferiore all’elasticità (in questo caso potremmo anche essere definiti supinatori o piede rigido). Il modo migliore è banalmente quello di rivolgerci a uno specialista ma se preferiamo fare da soli possiamo basarci su qualche teoria, che se forse non ci offre la risposta sicura alla nostra domanda ci aiuterà sicuramente a scegliere scarpe da running che non ci danneggino nella pratica della corsa.
Dobbiamo prima di tutto osservare le nostre scarpe usate. Una scarpa usata, specie se ha superato i cinquecento chilometri anche se forse conteggiarli non è così semplice, ci dice molto sul modo in cui appoggiamo. Proviamo ad appoggiarle su una superficie rigida e liscia, se si inclinano verso l’interno probabilmente siamo degli iperpronatori, se invece tendono a pendere verso l’esterno siamo più facilmente degli ipopronatori. Ovviamente se non inclinano in nessuna direzione il nostro appoggio sarà di tipo neutro. Anche guardando la suola possiamo capire che tipo di appoggio facciamo, se sono consumante all’interno siamo un pronatore, se sono consumate all’esterno invece siamo dei supinatori e se invece sono state consumate in maniera uniforme il nostro tipo di appoggio è neutro. Se il tallone inoltre ci sembra consumato all’esterno non preoccupiamoci perché è normale e non significa nulla, tranquilli!
Passiamo ad osservare la forma del nostro piede, se è un po’ arcuato siamo molto facilmente dei supinatori e invece se è piatto saremo degli iperpronatori. L’ultimo test che dobbiamo fare è quello dell’orma. Ci serve un sacchetto di carta, o un foglio di cartoncino abbastanza spesso. Bagnamoci il piede e appoggiamolo sul sacchetto,esercitando una normale pressione, se avampiede e tallone sono uniti da una striscia sottile il nostro appoggio è neutro, e siamo dei normali pronatori, mentre se la striscia che li unisce è grassa e ben evidente allora siamo iperpronatori.
Classificazione
Oltre a distinguersi per il tipo di appoggio plantare a cui sono indicate, le scarpe da running utilizzano un tipo particolare di classificazione adottata da tutte le riviste italiane del settore, proviamo a spiegarla.
A1 le superleggere. Si tratta di scarpe molto leggere e veloci. Hanno una forma curva e un peso ridotto, massimo 250 grammi e presentano un dislivello ridotto tra il tallone e l’avampiede. Il loro fondo è generalmente piatto e sono state pensate per una funzione ammortizzante molto limitata. Non saranno sicuramente la scelta vincente per una passeggiata nel fango ma ottime per una gara. Permettono una grande flessibilità e un’ottima risposta reattiva. Sono sconsigliate ai pronatori.
A2 Le intermedie. Sono scarpe che presentano una discreta leggerezza ma un peso diciamo tra i 250 e i 290 grammi circa e una lunghezza di 9US. Sono un ottimo compromesso tra controllo del movimento del retro del piede e una maggior flessibilità ed elasticità dell’avampiede. Presentano una forma semicurva e un dislivello medio. La loro funzione di ammortizzamento è buona. Sono consigliate ai podisti più esperti anche per l’allenamento, mentre i pronatori si troveranno benissimo anche durante le gare.
A3 Massimo ammortizzamento. A questa categoria appartengono quelle scarpe il cui peso oscilla tra i 300 e i 400 grammi senza mai superarli. La loro forma è semicurva o dritta, con un dislivello che mira a salvaguardare i tendini e le articolazioni da possibili infortuni. Il controllo del movimento è stato sacrificato per offrire un ottimo effetto di ammortizzamento e una buona flessibilità. Queste scarpe sono pensate per gare sulle lunghe distanze. Sono perfette per chi ha un appoggio neutro.
A4 stabili. Sono scarpe con peso tra i 300 e i 400 grammi e forma dritta. Sono pensate per chi soffre di piede piatto e tende a rovinare le calzature piegandole verso l’interno. Nei modelli con il peso più vicino ai 300 grammi si verifica un buon compromesso tra ammortizzamento e stabilità.
Negozio scarpe running
Adesso sappiamo tutto o quasi su quello che vogliamo dalle nostre scarpe da running ed è il momento di andare in un negozio. In questo caso la scelta migliore sarebbe quella di presentarci accompagnati da qualcuno che già corra anche solo per passione e possa darci consigli sul campo, ma se proprio è impossibile proviamo a basarci su alcuni consigli almeno teorici. Ovvietà, arrivarci con le unghie tagliate, un unghia troppo appuntita o lunga può causarci qualche fastidio nella prova che poi non si presenterebbe sul campo. Portarci dietro un paio di scarpe usate, meglio se per 500 chilometri, e le calze che abbiamo intenzione di usare per correre. Come abbiamo già spiegato dalle nostre scarpe si può scoprire il nostro tipo di appoggio e sicuramente del personale competente riuscirà a leggere la nostra scarpa meglio di noi.
Piegare le scarpe, sembra una stupidaggine ma se si piegano vicino alla punta vanno bene mentre se lo fanno a metà meglio ripiegare su un altro modello. Inoltre piegandole qualche volta riusciremo a capire se sono abbastanza rigide per quello che stiamo cercando. Provare, provare e provare. Per capire ovviamente la nostra taglia che non è così semplice. Tra la punta e le dita è fondamentale che ci sia abbastanza spazio, altrimenti con l’allenamento rischiamo di farci venire le unghia nere e di soffrire inutilmente. Le scarpe da running migliori permettono alle dita di muoversi ma non fanno ballare dentro il piede.